venerdì 27 maggio 2011

Lo studio

Pare di no, ma piano piano sto dedicandomi alla pittura.
Con molta tranquillità, senza fretta.


Dipingere per divertimento.

giovedì 26 maggio 2011

Referendum


Ai quattro referendum del 12 - 13 giugno 2011, io non andrò a votare, perché desidero che non sia raggiunto il quorum del 50% più uno.
Oggi ho ricevuto comunicazione che lo Stato mi ha rimborsato un credito d'imposta risalente al 1997.
Ripeto 1997!!!
Allo Stato sono occorsi 14 anni. Due decimi della mia vita!
Mantengo un apparato di sanguisughe e mangiapane a tradimento super stipendiati.
Pretendo che non mi si infastidisca con referendum e che ci si occupi di amministrare meglio il Paese.
Chi ricorre a promuovere referendum ci confonde con fumo negli occhi e produce un'opposizione solo di parole e sprechi.
Motivi più che sufficienti per bocciare i quattro referendum.

domenica 22 maggio 2011

Faustino Malaguti



Tra chi aveva partecipato ai moti rivoluzionari emiliani del 1831, c’era anche Faustino Malaguti. Era nato a Pragatto, provincia di Bologna, il 15 febbraio 1802 da Giuseppe Valerio, farmacista e Anna Medici. Quando sette anni dopo la famiglia si trasferì a Bologna, dove il padre gestiva una farmacia, Faustino fu affidato ai Barnabiti. Frequentò poi l’Università, studiando Farmacia, e conseguendo a sedici anni il diploma. Coadiuvò il padre nell’esercizio della professione e divenne assistente farmacista nella Clinica Medica dell’Università diretta da Tommasini. Successivamente ottenne l’incarico di Delegato di Sanità alla Dogana, con il compito di esaminare i medicamenti e le droghe. In Francia fu ammesso nel laboratorio di Gay-Lussac, s’iscrisse all’Ecole Polytechnique e, più tardi, assunse la funzione di chimico alla Manifattura di Sèvres. Uno dei suoi primi successi fu la scoperta della composizione del pink-colour, il colore rosso garofano delle maioliche, che gli inglesi mantenevano segreta.
L’esule Malaguti si laureò in Scienze alla Sorbona nel 1839. Nel 1840 prese la naturalizzazione francese e due anni dopo vinse il concorso per la cattedra di chimica a Rennes. Di quell’Università fu Rettore per molti anni. Non tornò più in Italia. Morì a Rennes il 26 aprile 1878. Malaguti è autore di 66 note scientifiche, pubblicate in lingua francese su riviste importanti quali gli Annales de Chimie et de Physique e i Comptes rendus de l’Académie des Sciences. Fu il primo a insegnare la chimica agraria in un'Università francese di provincia. Le sue lezioni sull'argomento e suoi celebri manuali s'imposero ben oltre i confini della Bretagna e della stessa Francia. Furono tradotti in italiano da Antonio Selmi. Con abilità di divulgatore, Malaguti s'impegnò per diffondere i rudimenti della cultura chimica pratica, l’applicazione della chimica all’agricoltura e le principali norme igieniche atte a difendere i contadini dalle malattie, malaria inclusa. Il suo ricordo è ancora vivo a Rennes, un po’ meno in Italia.

Fonte.

lunedì 16 maggio 2011

Politica

La politica riguarda tutti i soggetti facenti parte di una società, e non esclusivamente chi fa politica attiva perché opera nelle strutture deputate a determinarla.

La politica è l'occuparsi in qualche modo di come viene gestito lo stato o le sue substrutture territoriali.


Quanto precede serve a introdurre la manifestazione della mia avversione nei confronti di chi non vota, o riconsegna scheda bianca. A meno che il non recarsi a votare serva a non fare raggiungere il quorum e sia espressione di contrarietà verso la presentazione di un quesito referendario.

A una consultazione elettorale non ammetto giustificazioni per il non recarsi all'urna e non esprimere un voto valido, perché sono convinto che una scelta personale sia sempre possibile. Anche scelta di civile protesta.

Chi non esprime un voto valido è un codardo.

Chi non vota alle elezioni dovrebbe sempre tacere e non esprimere mai dissenso, infatti ha rinunciato a esprimere la propria volontà nell'unica forma accettabile in una società civile.

domenica 8 maggio 2011

Casa Rosangela



Dipingere Casa Rosangela
Giallo e Viola,
Blu e Arancio,
Rosso e Verde,
Giallo, Blu e Rosso,
Bianco.
Disegno, abbozzo,
colori complementari,
pennellate incrociate
di piatto, di punta,
a coltello, spugnate.
Abbozzo caldo
per un soggetto freddo.
Colori puri
sui complementari,
a spessore in luce,
bassi in ombra,
senza totale copertura.
Insidia dalla quantità
di colore che resta,
che non rinunci a finire.
Mescolanze impure
dal risultato sofferto.
Fermati!
Butta!
Spreca!
Il risultato pretende
saper rinunciare.
Ciò che vedi,
ciò che vuoi,
ciò che ottieni,
il prima non è più,
ora è il risultato.
Soggetto freddo
su un abbozzo caldo.
6 maggio 2011 - 5:11

Annarosa Vergani, Casa Rosangela, classe, compagni, dipinto, Graziana Olga Michieli, Ivo Bottecchia, Refrontolo

lunedì 18 aprile 2011

Con Giuliano

Pensieri sciolti con l'amico poeta Giuliano Malaguti:

Da Giuliano:


vecchie ville normanne
tra orti di meli
erba sabbia acqua ...

cielo panna celeste
azzurro lapislazzuli turchino
celeste panna latte


Ciao Mario è una poesia del mio poeta preferito PAOLO RUFFILLI di Treviso Via Serena- conosci?

Mario: ciao Giuliano, non conoscevo Paolo Ruffilli fino a un'ora fa. Ora, grazie a te, e alla facilità della ricerca in internet, ho appena apportato un modesto sollievo alla mia grassa ignoranza. Resto, apprezza la mia sincerità, in un difficile rapporto verso la poesia.
Ho letto e perfino ascoltato alcune poesie di Paolo Ruffilli. Parole in successione e, ancora, nessun altro apporto alla mia disponibilità di ascoltare, e capire.
La poesia. Parole in successione / e, ancora, nessun altro apporto / alla mia disponibiità / di ascoltare, e capire.
Il poeta. Attende / il mio sentire / attratto dal suo scandire / parole in fila.
Considera. Ho sofferto due espressioni, maturate dentro, come per urlare: non capisco!
Questa pagina è frutto di una ricerca, non di ieri, neppure compiuta, con lo strumento della pittura: un battere di pennello dopo l'altro, un formare di accostamenti di colori, puri, accostati sapendo o decidendo di fermarmi, quando decido, e mi piace di più. Ora cosa provo?
Se non pretendi dalla qualità dell'immagine, ingrandiscila, e potrai seguire il percorso colore-pennellata. E a questo punto? Cosa resta per me? Ho trasmesso qualcosa a chi guarda? Adesso! E se ritorni ad osservare in altro momento?
Giuliano: credo che la poesia e la pittura si fanno per sé ... gli altri vengono dopo ... è un bisogno una ricerca dentro di sé - che vada a buon fine non si sa.
Mario: Convengo. Ogni forma di espressione esprime una personale ricerca interiore. Se raggiunge anche il bisogno di esternazione, subentra il confronto e, ancora prima, l'accettazione.
Sono un fotografo "istintivo" nel senso che vedo e fisso senza altro proposito o cura per la tecnica. Questa mattina ho messo in fila le ultime foto in un filmato e qui emerge quanto sarebbe necessario possedere la tecnica. Non intendo farmi limitare dalla tecnica che è mestiere, quindi pratica, allora acquisizione che arriverà, mentre il piacere del fare, adesso, è l'impiego del mio tempo. Divertimento.



Giuliano: Mario è stato un cammino molto rilassante... così mentre tutto sta cambiando perfettamente all'uomo non resta che cercare di fermare il particolare (la nuvola che sfalda, la piantina di leccio che nasce, le foglie mosse stella su stella... del liquidambra ecc.) così allora le relazioni e i discorsi vanno salvati con qualche parola che è la poesia... l'uomo è lì che sta andando provando di tenere la vita... che passa.

Mario: Ieri pomeriggio ho assistito a un appassionato discorrere tra due miei amici scrittori: Italo Facchinello e Lucio Polo, sul tema della fede e della fine della vita terrena. Sono entrambi ottantenni. Italo da credente si pone dubbi, Lucio si ostenta ateo. Avevamo appena ascoltato da loro letture dell'ultima loro prosa. Italo in particolare canta il suo paese natale con largo uso del dialetto. E' la conferma alla tua affermazione: tentiamo di tenera la vita. Italo dubita ma si appella a una forma di vita eterna, Lucio considera che con lui finisce il suo essere stato. Da psicologo racconta di essersi trovato più volte ad aiutare la dipartita di credenti. Misteri o umanità.
Mario: Da Ricci di mare di Rosa Antonucci: Si deve avere / un motivo per vivere, / per non lasciarsi andare, / per non allentare la presa / che ci tiene / attaccati alla vita. E ancora: Lascia uno spiraglio / ch'io possa entrare, / se hai bisogno di me / se credi, chiamami, / verrò.

Giuliano: tutte queste perplessità rendono la vita incredibilmente vaga... ad ogni pasqua mi piace questa figura del Cristo che entra in città osannato una speranza... "io sarò tra voi".

Mario: Ho appena finito di leggere la tua seconda raccolta di poesie "Il falconiere". Incuriosito ho dovuto cercare Petrus falconarius aliter dictus Pretrus dell'Astore accostandomi all'occitano. Io praticante di Interlingua e di recente di Romanica.

giovedì 14 aprile 2011

Reclus Malaguti


Lo scontro di classe di Reclus Malaguti - 1973 La Pietra - Milano.




Ho letto questo libro, ricercato tra le offerte dell'usato e lungamente atteso, con grande curiosità per il cognome dell'autore uguale al mio, per i luoghi prossimi a quelli della mia famiglia, per il titolo "Lo scontro di classe", perché avevo già letto una recensione su Reclus e perché mi veniva di recente segnalato da un amico in Facebook, Giuliano Malaguti, autore di poesie, nato a Sant'Agostino di Ferrara, luogo di provenienza di Pirantoni, mio avo.
Un giorno di molto tempo fa ho letto che un possibile significato del cognome Malaguti sia quello di chiodo acuto, nel senso di determinato, ostinato, cocciuto, capatosta o testa dura. Reclus e i membri della sua famiglia risultano essere dei capatosta dell'Emilia rossa che hanno conosciuto la miseria del 1900.
Reclus nato nel 1907 non si battezzò mai, lo fece nel 1923 suo fratello Guesde, come nel 1928 si battezzò mio padre Lino del 1914, sicuramente costretti al battesimo.
Ho letto il libro d'un fiato. I fatti di Reclus sono per me riferimenti ai miei Malaguti, forse meno determinati, ma conviventi un uguale tenore di vita.
Nel giugno 1940 mio padre, soldato in licenza, dovendo presentarsi al suo comando militare, volle che io fossi battezzato prima della sua partenza, il che avvenne nel mio secondo giorno di vita, nella chiesa di San Martino Urbano di Treviso.

Belle storie, neppure tanto lontane.

domenica 10 aprile 2011

Rosa Antonucci


Ho conosciuto alla Sala d'Arme di Porta Santi Quaranta di Treviso l'artista trevigiana Rosa Antonucci, ascoltando da lei stessa la presentazione delle sue opere presenti nelle mostra collettiva, ma soprattutto godendo il suo entusiasmo nel descrivere i suoi libri e nel recitare qualche suo verso.
"Chi meglio dello stesso poeta può recitare il suo verso che accompagna il suo dipinto o disegno?" Domanda alla quale ho risposto convenendo sullo stesso autore pittore e poeta che si esprime per lo stesso soggetto in forme diverse. L'illustratore deve interpretare l'espressione poetica, mentre il poeta-pittore si esprime con una variazione sullo stesso sentimento che ha raggiunto ed espresso.
Sto componendo questo post ascoltando il CD allegato a Ricci di Mare, un volumetto molto curato di 64 pagine, dal quale traggo:
Si deve avere
un motivo per vivere,
per non lasciarsi andare,
per non allentare la presa
che ci tiene
attaccati alla vita.
Avevo bisogno di questo incontro in questi giorni, strani nei sintomi nuovi che sicuramente devo alla mia stagione.
Oltre a Ricci di Mare ora posso leggere e ascoltare dalla voce dell'autrice l'opera di poesie Colori, immagini, voci, armonie edita nel 2005 da EurocromLibri, Zanotto Editore.
E per terzo libro Sotto la cenere, raccolta di storie confidate all'autrice da sconosciuti compagni di viaggio "consapevoli che non rivedranno mai più i loro occasionali ascoltatori, si sentono protagonisti e sono disposti a rivelare, tutto".
Anche questo terzo libro ha annesso il suo CD in cui l'autrice interpreta i suoi racconti.
Oggi grazie a Rosa Antonucci sto meglio. Ho ricevuto serenità.

sabato 19 marzo 2011

Libri e dintorni

Titoli di libri che ho messo in vendita con comprovendolibro.it, organizzazione incontrata cercando un titolo di mio interesse su Reclus Malaguti (Lo scontro di classe, 1973):
L'arte di Tomaso da Modena di Luigi Coletti, 1999.
Filò di Andrea Zanzotto, 1976.
Itinerari della memoria, Treviso 1933-944 di Aldo Nascimben, 1993.
Storia di Treviso di Adriano Augusto Michieli, 1981.
Il gioco della mosca di Andrea Camilleri, 1995.
Los Angeles '84 e Sarajevo '84 di autori vari, 1984.
E poi . . . di Luigi Tita Benzi, 2004.
Il sole in tasca di Sandro Bondi, 2009.
A questi primi titoli seguiranno altri.

comprovendolibri: http://www.comprovendolibri.it/home.asp

giovedì 17 febbraio 2011

Settantenne racconta

Una storia ideata da un settantenne italiano.



In un Paese del mondo il cui nome rimane segreto, tre magistrate con sede nella più importante città si sono contemporaneamente rese irreperibili. Tutti i media sono impegnati sulla loro inspiegabile sparizione e, in quel Paese quando i media si aggrappano all'argomento del giorno, è ben noto che lo pongono in tale evidenza da riuscire a stancare chiunque. In questo caso anche i media internazionali hanno speso qualche spazio, quanto basta per commentare come si addice al Paese in questione.
Si suppone di tutto, fatto sta che niente e nessuno aiuta a capire la sparizione.
Ovunque posti di blocco, attivi i volontari della Protezione Civile; cani che fiutano ovunque, intercettazioni a manetta. Quasi impossibile descrivere l'apparato messo in moto da questo evento.
E chiunque si chiede il perché soprattutto in relazione all'incarico assegnato per sorteggio alle tre magistrate riguardante un delicato fatto per far emergere il quale la magistratura del luogo, e non solo, ha fatto impiegare risorse senza risparmio di mezzi e con tempestività di interventi senza precedenti.
Tutti costruiscono congetture su questa sparizione. Non ci si capisce più niente. Il fatto è definito di una gravità inaudita. Molte donne percorrono piazze e social network per denunciare sbigottimento, rabbia, attacco alla dignità femminile.
I politici sono divisi in due principali schieramenti: quelli che addossano colpe in un verso e quelli che le indirizzano al settore opposto. Tutti accavallano le voci. Il settantenne si interroga se sia diventato sordo o ebete. E impreca perché non afferra le frasi compiutamente, sebbene vengano urlate.
Intanto sulla sparizione, nonostante uno spiegamento di forze come non si era mai prima impiegato, non interviene un solo progresso.
E qui non si può andare avanti oltre, per forza occorre confidare nel domani, il termine di tempo che un'importante forza politica del Paese usa come riferimento abituale.
"A adesso", si chiede il settantenne italiano autore di questa storia, "quali riflessi potrà subire per il fatto di averla pubblicata e che, guarda caso, magari domani si manifestasse, così come scritto qui o in modo abbastanza simile?"


Per il momento il settantenne non ha una risposta da darsi.

mercoledì 16 febbraio 2011

Dignità, ma va là!

Ruby Karima. Una giovane donna appena diciottenne e già tanto provata dai fatti della vita. Una povera disgraziata nel senso di donna bersagliata dalla malasorte, colpita da continue disgrazie, che ha sopportato molte sventure, con l'eccezione che, forse, da ora in avanti, molto le andrà per il verso giusto se, come sicuramente le sapranno far fare, ora sfrutterà il suo momento. Sicuramente non un esempio da seguire, ma indicato come soluzione per sistemazione personale, come inizio di capovolgimento delle condizioni personali. Ritengo una donna convinta di possedere in sé le doti per affrontare la vita a rapide tappe. Non so valutare quanto intelligente e penso destinata ad essere usata nel modo più spinto che la situazione richiede per essere "sfruttato al meglio".

Una giovane donna giunta al presidente Berlusconi, non certamente per frequentazioni da persone normali per entrambi.
Ogni cittadino italiano, Berlusconi compreso, ha pagato e si prepara a pagare un prezzo sproporzionato anche con riferimento alle grazie di qualsiasi donna. E le donne centrano ben poco, salvo per alcune avere il momentaneo o interessato bisogno di portare in piazza il loro senso di disagio, o la sofferenza per la perdita della dignità auto stimata. Persone che si prestano a un gioco molto pericoloso.

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi, un cittadino partito da origini diverse rispetto a quelle di Ruby, che ha bruciato le tappe come pochi, in una realtà italiana, e che è arrivato caparbiamente alla sua posizione, che rivela di non avere il senso della prudenza, quella che non deve aver mai praticata, altrimenti non si spiegherebbe la sua "salita".
Un personaggio da prendere a schiaffi per esprimergli il personale disappunto. Un settantaquattrenne che si va a cercare ripetutamente le situazioni che possono farlo cadere.
All'età di Ruby i danni che uno provoca riguardano quasi solo la stessa persona; all'età e nella posizione di Berlusconi i danni riguardano tutti e costano un prezzo che non si può accettare, né giustificare, o tentare di difendere.
Sostenere ulteriormente Berlusconi deve costare un prezzo più alto di quello che il Paese sopporterà per la sua sostituzione, con tutte le incertezze che ciò comporterà. Berlusconi ha fallito nel ruolo di fiducia che tanti italiani hanno riposto in lui. Ruby in questo fallimento non rappresenta che un'occasione. Il Paese è espressione di ben altro e di tutti i cittadini, la maggior parte dei quali è passabile, ma incapace ad esprimere scelte su uomini validi. È così da 150 anni, e ancora da ben prima.
Chiederci "e dopo?" non ha più tanta validità e deve preoccupare meno che mantenere queste condizioni.

E' fuori di questa realtà pensare a un possibile colpo di stato? 

Colpo di stato?

Ogni cittadino italiano, Berlusconi compreso, ha pagato e si prepara a pagare un prezzo sproporzionato anche con riferimento alle grazie di qualsiasi donna. E le donne centrano ben poco, salvo per alcune avere il momentaneo o interessato bisogno di portare in piazza il loro senso di disagio, o la sofferenza per la perdita della dignità auto stimata. Persone che si prestano a un gioco molto pericoloso.

E subentra una categoria privilegiata di cittadini che, una volta entrati nel loro ruolo, praticamente costano compensi esagerati, producono ciò che scelgono e rispondono solo a se stessi.
Nella cima della piramide alla cui base ogni cittadino si colloca e mantiene, in un momento nel quale nel Sud del Mediterraneo si assiste a movimenti di popolo, sicuramente orchestrati da pochi e altrove, ecco che una limitata cerchia di cittadini, spinge l'imprevidenza del presidente del consiglio dei ministri in una situazione che appena si può capire e i cui esiti non sono certi.
Ciascun cittadino al posto di Berlusconi o della solerte magistratura di Milano, e non solo, sta chiedendosi quante altre e diverse minoranze di cittadini stanno in questo momento pensando a come reagire? Non limitiamoci ai soli politici, ai nostri ideali politici, ai magistrati e pensiamo invece alle forze dell'ordine e armate, probabilmente stanche di un peso che è diventato difficile da sopportare. Di questi poteri leciti e ben presenti o di altri poteri pur esistenti che vengono confusamente considerati a presunti rischi ormai passati, pare che non ci si occupi, come se la nostra realtà dovesse essere immune dalle vicende mediterranee, e di ogni parte del mondo, che improvvisamente si presentano e chiedono il loro prezzo.
Se ogni cittadino, o la maggioranza dei cittadini, non esprime uno Stato degno di un certo livello di organizzazione democratica, si può ritenere che da noi non si stiano presentando le condizioni per un colpo di stato?
Ovunque il livello della sicurezza non offre più garanzie sufficienti, prima del manifestarsi del danno maggiore, da sempre e senza mai individuare per opera di chi, insorgono reazioni inattese. Esse hanno un connotato nazionale, ma generalmente sono promosse altrove, dove si avverte che l'instabilità può provocare pericolo per interessi soprannazionali, o si avverte l'opportunità di creare le basi per interessi particolari. Sia di stati che di organizzazioni criminali. E in gioco c'è il paese Italia, con la sua collocazione geografica, il suo patrimonio artistico, la sua appartenenza all'Unione Europea.
Può la decisione del giudice milanese per le indagini preliminari Cristina Di Censo, o la decisione delle magistrate Carmen D'Elia, Orsolina De Cristofaro e Giulia Turri, non provocare particolare attenzione per le forze che generalmente non operano alla luce del sole?
Io al suo posto, o meglio al loro posto, vuoi non tanto di Ruby, ma di Berlusconi, delle magistrate di Milano, e di chiunque forse può ancora intervenire in tempo, un pensiero ai limiti personali di ciascuno e della propria funzione, me lo porrei.
A voler conseguire risultati, perfino imboccando percorsi apparentemente semplici, quasi sicuramente si viene fermati e si finisce per pagare un prezzo molto caro.
Il "bocconcino" che non si chiama Ruby e che si chiama Italia, non può non fare gola a forze ben più determinate dei magistrati di Milano. Auguri Italia!

venerdì 28 gennaio 2011

Ai 100 anni!



Le regole d’oro per cambiare il proprio approccio con l’esistenza sono sette:
1. Sfogliando una rivista o un giornale, si deve scegliere di soffermarsi sulle notizie a carattere positivo (come ricerche sulla salute, eventi positivi e vicende a lieto fine) anziché su notizie di cronaca o di politica;
2. In un giorno, per tre volte, occorre fare esercizi di mimica facciale sorridendo sette volte, in quanto la muscolatura del volto improntata al sorriso rinvia segnali al cervello che rimandano a schemi automatici riferiti a situazioni piacevoli;
3. Due volte al giorno, va effettuata una respirazione diaframmatica, respirando profondamente per due minuti, mantenendo ferma la gabbia toracica e gonfiando e sgonfiando solo la pancia;
4. E’ opportuno cercare occupazioni che consentono di stare con altre persone, con le quali condividere scopi e obiettivi;
5. A fine giornata, serve ripensare a due eventi positivi che si sono vissuti/osservati nel corso della stessa;
6. Durante la conversazione, bisogna evitare le espressioni lamentose e limitare i “no” e le parole negative e svalutative (come “non posso”, nessuno, pochino, minutino, attimino o mai), preferendo termini possibilistici (“mi piacerebbe farlo”, “valuterò le possibilità”, “è un compito che rientra nelle faccende delegate ad altri”,  “alcune persone fanno”, ”a breve sarò da Lei”);
7. E’ indispensabile decidere di voler cambiare!


Il mio futuro considera quale sarà il mio prossimo pasto; spingermi oltre è fatica sprecata.

mercoledì 19 gennaio 2011

San Mario

Mario, un nome che, da piccolo, mi lasciava alquanto indifferente.



Un giorno scorrendo un calendario trovai un San Mario al 19 di gennaio. La scoperta mi soddisfava perché finalmente avevo trovato scritto il mio nome. Ma fu un interesse solo mio e non certo condiviso dai miei.


Qualcuno accennò a un Marietto, ma non ebbe seguito, per mia fortuna.


Più avanti lessi che Mario non doveva intendersi il maschile di Maria, e fu una magra soddisfazione sul mio nome. Ebbi più fortuna quando lessi qualcosa circa la presunta origine del nome da una carica sacerdotale etrusca, maru, con possibile significato anche di uomo, o uomo forte.


Più avanti ancora, seppi che per secondo nome mi era stato dato quello di Franco. Questo può significare libero. Arrivai così da Mario Franco a pensare a uomo libero, e mi parve che mia mamma, sicuramente quella che mi aveva destinato Mario, fosse stata bene augurante. Ma avevo dubbi, su questa combinazione voluta da lei. Sicuramente un motivo ci doveva essere anche per Franco, come intuivo ci fosse legato a quel Mario Visentin.


A Vittorio Veneto il 19 gennaio si riuniscono quelli che portano il nome Mario, ma non ho mai partecipato a questo annuale incontro.


Il nome, come tutto il resto te lo scopri addosso, assieme a certe caratteristiche fisionomiche, e altro che assieme testimoniano da chi provieni, o la versione fino a te del bel miscuglio.


Potrei sentirmi un composto in provetta che qualcuno da sempre continua a aggiornare con aggiunte e squotimenti per la migliore composizione.


Così sono il composto Mario 19400604, oggi di 25.796 giorni.


Peccato dover aggiungere che quasi 25.800 giorni sono già un discreto numero. Io, indifferente al mio nome e a tutto il resto, avrei delle attese di resistere di largo respiro.


Almeno finché la "testa" non mi abbandona.


Buon Onomastico, Mario!


(Per quanto conta mi conviene ricordarmi da solo, intanto!)

domenica 9 gennaio 2011

Ottimista

L'Ottimista: "Amiamo  la vita, la famiglia, il mondo, il sole, le stelle. Siamo affascinati dalla grandezza e dalla varietà del nostro pianeta e dell’universo, siamo incuriositi dal suo vivere, i suoi misteri ci sfidano, ma ancora di più siamo innamorati dell’umanità, di tutte le persone, grandi o piccole, sane o malate, povere o ricche, tristi o allegre. Sappiamo che la vita porta gioie e dolori, sorrisi e lacrime, ma intendiamo viverla pienamente e appassionatamente, cercando verità, giustizia, bellezza, amore, condivisione, fraternità. Vogliamo raccontare le buone notizie e portare ovunque allegria e buon umore."
Un incontro che potrebbe risultare utile. Me lo ha portato la Befana.

sabato 1 gennaio 2011

2011

Avevo bisogno di un modello di pagina. Un modello che risultasse corretto e subito disponibile per raccogliere qualche riflessione da primo dell'anno 2011.
Ho trovato questo modello, quasi per caso.
Primo giorno dell'anno 2011 e, anche, del secondo decennio del terzo millennio. Insomma primo. E sarà subito sera, come qualsiasi altro giorno.
Effimera situazione valida comunque per 24 ore. Da un sorgere a un calare del sole, una delle unità di misura che siamo usi concepire.
A questo riguardo e nel mio caso con oggi ho raggiunto la quantità di 25.778 giorni dal mio apparire il 4 di giugno del 1940. Però!
Il tramonto del sole si sta già concludendo e così deve essere nel sistema che mi accoglie. Nel suo spazio ho realizzato questa pagina e in essa ho ripreso una foto del 29 dicembre scorso, rara giornata di sole. Il sole si è fatto desiderare in questo ultimo periodo. Tanta pioggia e anche freddo.
A 25.778 giorni non si fanno propositi e si consuma il presente, per ciò che viene concesso dall'esserci. E io sono, questo è certo, per questo momento. Ciò
che seguirà sarà naturalmente accettato, per cui non costituisce un programma, un desiderio, un'attesa.
Vivo!